Ritmi e danze cromatiche sono pulsazioni che arricchiscono la produzione artistica della pittrice Carmen Màdaro dove sensazioni colorate riflettono attimi di luce: un viaggio che diviene miraggio ed escursione del cuore, una laboriosa tecnica in ogni opera che vive raggi multidimensionali.
Carmen Màdaro, diplomata al Liceo Artistico, rappresenta invece una delle più giovani speranze della pittura napoletana.
Nelle sue tele traspare l'interpretazione più valida e personale del vero, nei contorni di un tradizionale modernismo.
Nelle sue "nature morte" l'oggetto acquista particolare trasparenza, anche se non lo racchiude una polla di cristallo. Il disegno non è contaminato dall' anticonformismo della pennellata.
Màdaro Carmen è, con il suo colore, sulla strada sicura del grande successo.
La suggestiva bellezza delle immagini di Carmen Màdaro rimanda ad un classicismo pittorico e ad una concezione romantica dell'esistenza, di cui avvertiamo sempre più l'imprescindibile necessità. La pittrice ama ritrarre gli angoli incantevoli di natura, giardini fioriti, antichi palazzi adorni di
bellezza, che esprimono simbolicamente una capacità di lettura poetica del reale, con un messaggio che ci dona un concetto di vita serena.
È una pittura impeccabile, armoniosa, ricca di fascinosi accordi cromatici, ottenuti col misurato equilibrio di vaste gamme, disposte in trame disegnative e perfettamente scandite con studiate variazioni di luci ed ombre.
Màdaro Carmen, nella scelta dei suoi temi e nella sua tecnica, resta fedele alle buone tradizioni della pittura napoletana dell'Ottocento.
Equilibrata nel disegno, sentimentale nella composizione, calda nei toni, succulenta nella pennellata, dà vita alle sue nature morte.
Presentazione alla prima Mostra Personale a Piacenza
Carmen esordì giovanissima nella pittura; dico dell’esordio "ufficiale" avvenuto quando ella aveva poco meno di vent’anni, con una "personale" presso la Galleria d’arte "Medea" in Napoli.
Napoli è la città della nostra pittrice, nella quale la Màdaro affrontò severi studi di arte dapprima presso un maestro privato, Paolo Biondi, rappresentante di una buona scuola pittorica napoletana, in seguito presso il Liceo Artistico. Tra gli insegnanti è da citare Armando de Stefano, uno dei più rinomati pittori italiani contemporanei, suggestivo esponente della figurazione critica. Sopravvennero anni densi di vita e di esperienze…la dolcezza dei turbamenti della vita che Carmen Màdaro seppe attraversare con tutta una sua poetica dignità.
La nostra pittrice giunse a Piacenza nel 1981, per svolgere il suo ruolo nella scuola presso il nostro Provveditorato agli Studi. La sorresse sempre la sua vocazione alla pittura; continuò a dipingere immagini nel solco della tradizione figurativa sempre rispettata ed amata. In fondo dipingere è un modo di amare, amare le cose, la vita, la creazione tutta.
" Mi piace ascoltare il respiro della pittura, assaporare certi fili segreti che legano percorsi d’anima ed esperienze di stile, vedere sincerità e convinzione, le trame del reale e dell'immaginario. Poesia, pittura, musica: una liberazione del soddisfatto "trionfo" della tecnica, dalle ossessioni di potere e di ricchezza materiale di una società di uomini che non sanno di essere arrivati forse all’ultima spiaggia".
Carmen Màdaro ha onorato uno stile, una qualità di vita. In pittura dice teneri ed assorti pensieri. Penso soprattutto a certe composizioni: immagini affidate al sapore di ocre preziose, certi giallo-bruni che dal reale ti portano ad un metafisico di silenzi rarefatti, nell’aria e nell’aura di una sorta di trepida attesa. Le cose respirano, liberate da un peso terrestre. Dagli anni della sua adolescenza studiosa, vissuta con passione e convinzione, ad oggi, Carmen Màdaro ha stabilito in queste composizioni il filo magico della poesia.
Immagini raccolte, di silenzi, soste dell’anima su cose ed oggetti della nostra vita quotidiana, presenze dell’oggi, memorie del passato.
In questa mostra Carmen Màdaro propone le prove della sua fatica a cominciare da quadri datati in anni lontani per dimostrare la coerenza del suo discorso. Sono evidenti le capacità compositive, da certi dipinti di classica compostezza, quasi in una sorta di accademia, ai paesaggi pervasi dal senso dell’armonia e dal cordiale accostamento alla natura, ai ritratti felici nella riuscita descrizione fisionomica ma pur animati da psicologia fino a quelle "copie" dagli antichi che le hanno fruttato una certa popolarità nelle varie mostre della "Collettiva Copisti d’arte" già effettuate a Luino, Salsomaggiore, Salerno, Bari e Zurigo. Vigila sulla produzione della Màdaro quella tecnica che ella ha acquistato negli anni di studio; vigila una sensibilità aperta e viva. Senti un tremare di cuore come nelle composizioni a cui sopra ho accennato ocre, gialli bruni di assorta grazia, nell’aria di un reale trasfigurato come in un senso metafisico.
Carmen Màdaro, affermata pittrice napoletana di nascita e di formazione artistica, ma piacentina di adozione, si è segnalata alla critica italiana già da lontano 1955 e da allora fino ai giorni nostri ha saputo dividersi tra lavoro, famiglia e pittura, interpretando l'arte figurativa attraverso una minuziosa ricerca dei particolari, spaziando dalle rappresentazioni floreali alle nature morte, fino a quei giardini fioriti ed a quei cancelli di antichi palazzi che l'hanno resa famosa in tutta la penisola.
Il senso profondo dell'amore che traspare dalle sue opere, nelle quali figure ed architetture si trasformano spesso in simboli di vita, appare talvolta malinconico, ma mai disperato.
La raffigurazione della natura nasconde spesso metafore che traspaiono mediate attraverso le proprie esperienze interiori, come la profonda poesia dei suoi paesaggi. La pittura di Carmen Màdaro è dominata da una armonia di forme e colori che nascono dalla sua capacità di lettura della realtà e della naturalezza nel comunicare agli altri le emozioni di un artista che ha compreso come la più importante sorgente di ogni forma d'Arte scaturisca solo dal cuore dell'uomo.
Carmen Màdaro, operatrice napoletana (nel 1958 espose alla Galleria Medea), trasferitasi a Piacenza, ha presentato alla Biblioteca Comunale di Casavatore, diretta con valente competenza e bravura da Giulia Picone, numerosi lavori di tutte le sue linee di tendenza, su cui si esercita da tempo, nel suo studio piacentino.
Ci è sembrata più sentita e di migliore resa la linea che privilegia la serie dei cancelli e certamente da sottolineare l'apprezzabile trattazione, con tocchi delicati delle cornici che si integrano così nelle composizioni.
Il cancello, come elemento di chiusura di uno squarcio di un giardino o di una villa, indica l'esclusione e l'impossibilità di accesso a un mondo che sembra essere rimasto vivo solo a livello di memoria.
La pittura della Màdaro segue il figurativo classico, ma ogni tanto possiamo notare un guizzo, una pennellata che attesta il modo singolare di amare le cose, la vita e la natura. Il cromatismo non è mai acceso o esasperato, ma si nutre di colori caldi che ci danno l'immediatezza del contatto con la realtà, una realtà a volte dolorosa come vediamo dal cancello in ferro battuto, che si chiude su scorci di antico splendore. Eppure l'artista sembra volerci indicare attraverso un breve tratto di viale o un albero carico di foglie e di frutti la pienezza dell'esistenza che appare forse difficile da ottenere, ma che vale la pena continuare e cercare di realizzare, nonostante il dolore di vivere.
Carmen Màdaro opera nell'ambito della pittura figurativa con un composto ed armonioso senso della composizione, del colore, dei valori plastici e materici.
Dal disegno strutturale di base si avverte la sua provenienza da severi studi eseguiti presso il Liceo Artistico di Napoli.
Una certezza ed una sicurezza di segno che emergono soprattutto nei ritratti, tematica che la Màdaro sente in modo particolare ed esprime con un acuto intuito psicologico che coglie dalla definizione fisionomica i valori più veri e profondi dei volti e della figura.
Nei paesaggi Carmen Màdaro si esprime con una pensosa e quieta intensità poetica che crea intorno alla connotazione naturalistica un'atmosfera silenziosa e serenamente assorta.
Ottime le "nature morte" (in special modo quelle con i pesci) ben strutturate e risolte con suggestivi tonalismi cromatici...
"La pittura di Carmen Màdaro si colloca in un’area di chiara leggibilità in cui l’immagine mantiene una propria ricchezza, capacità di ispirazione e di proposta per l’animo che la sensibilità dell’artista sta esprimendo. Le tematiche ricorrenti in questo discorso pittorico sono quelle del paesaggio, dei fiori, delle nature morte con frutta, funghi, conchiglie, del ritratto di giovani donne. Nel paesaggio si avvertono due distinti comportamenti, uno di un luminoso impressionismo moderno dedicato a vedute di località della nostra montagna piacentina, l’altro più suggestivamente raccolto in un cromatismo raffinato e silenzioso quando l’autrice si incanta in quegli ingressi dei palazzi patrizi dell’antica Piacenza, chiusi da stupende cancellate ricamate in ferro battuto oltre cui si vedono giardini fioriti, scorci e tracce di architetture, scalinate, statue in pietra e fontane che compongono angoli di un paesaggio urbanistico che sembra affondare in un tempo già lontanissimo e non più reale. La Màdaro coglie quell’atmosfera di sottile rarefazione metafisica e allora questi suoi angoli di una Piacenza nascosta e inedita per molti piacentini, diventano occasione di profonda emozione poetica. Anche sui fiori occorrerebbe soffermarsi poiché sono fiori scelti, vissuti e rappresentati con una particolare sensibilità, che li vuole non trionfanti e tesi nello splendore dello sboccio ma recisi e sfiorati da un senso ultimo e tranquillo profumo prima della fine. In Francia, a Lione, una scuola dipingeva il fiore in questa particola dimensione un po’ elegiaca e accorata, ma pur sempre quieta e serena, pulita dallo strepitio cromatico della fioritura spettacolare. Una poetica "del fiore reciso" che Carmen Màdaro esprime con toccante sensibilità.
Carmen Màdaro vive a Piacenza, dove opera a tempo pieno per un'arte incisa, delicata, ricercata e strutturata secondo i meccanismi dell'anima. Presente in tante mostre in giro per l'Italia Carmen Màdaro nella sua pittura diffonde una sensazione di serenità con accostamenti tonali illuminati da uno "Status quo" che si eleva nel momento in cui mette a fuoco l'immagine.
Cancelli, fiori, paesaggi e nature morte, contenute tematiche finanche esotiche, pongono l'artista a continue riflessioni per incentivare la propria autenticità.
Tra i variopinti colori pervadono sensazioni e ricordi, una felice solitudine che richiama la vita tra emozioni e trasparenze.
L'arte è qualcosa che migliora le persone e, nel campo pittorico, chi acquista un quadro può trovare in esso emozioni perdute. Nel panorama degli artisti accreditati, ci sono pochissime donne; Carmen Màdaro è una pittrice di valenza particolare, apprezzata sul piano artistico per la sua sensibilità cromatica che si rifà alla classicità della pittura; ella dalla realtà percepisce sfumature e ricchezza coloristica che poi si ritrovano nelle sue tele. Vuole dimostrare di appartenere ad una solida scuola di chi con molta pazienza e con gran senso di responsabilità si esercita nella rappresentazione della realtà così com'è, cercando di aggiungere quella sensibilità di luci ombre e colori che possono poi addizionarsi al risultato del prodotto artistico. Carmen Màdaro appartiene ad una scuola sicura che può permetterle di arrivare ovunque, dalla rappresentazione degli spazi architettonici piacentini, agli interni, i paesaggi, le nature morte e soprattutto il ritratto dove essa riproduce la psicologia del soggetto oltre che la persona stessa. La sua potrebbe dirsi la ricerca continua della perfezione con dei tagli caparbiamente femminili e sempre rivolta con molta umiltà, al figurativo. Questa ricerca si trova anche nelle splendide copie dei grandi maestri, lo studio sistematico del come si possano raggiungere risultati eccellenti, che rendono l'opera, con un suo valore aggiunto, sempre notevole.
Dopo la lontana mostra personale nel 1958 presso la galleria d'arte Medea in via Chiaia a Napoli, Carmen Màdaro ritorna nella città natale desiderosa di presentare le sue opere dopo anni di esperienza maturata in una piccola città tanto diversa come Piacenza.
I lavori esposti comprendono una parte di opere retrospettive è una parte di opere recenti ispirate al vissuto quotidiano. Sono proprio queste ultime a interessarci, essendo recenti e legate alla vita di tutti i giorni, nell'ambito dell'esperienza nella nostra città, come persona e come artista. Presenta tra le opere una serie di vedute che particolarmente l'hanno colpita, soprattutto cancelli che celano splendidi giardini o vite operose quanto misteriose.
Ha colto in questo modo il fascino nascosto della nostra città che gioca sempre a fare una vita sotterranea sempre con quel pizzico di mistero, esistente solo per chi vuole scoprire, conoscere.
La città che non si vede, che comunica dietro i cancelli, solo chi li apre, che soprattutto vuole aprirli, potrà avere la possibilità di sapere cosa nasconde sotto il vestito questa fascinante signora che è Piacenza.
Così Carmen Màdaro, come forestiera, è stata incuriosita e ha voluto, per meglio inserirsi, conoscere fino in fondo l'essenza stessa, diventandone così una parte forse più di tanti natii.
Ecco così questi quadri caratterizzati dai cancelli di Piacenza dietro ai quali si estendono splendide architetture o imponenti giardini razionali o all'inglese.
Questo celare e non celare, come noto, è una funzione tattica per accattivare il “lettore” e attrarlo nei meandri di ciò che gli si vuole comunicare.
Carmen Màdaro vuole comunicare quanto l'ha attratta di Piacenza, miscelando il tutto alla sua esperienza di pittrice profondamente mediterranea.
La sua diversa formazione è evidente soprattutto dai particolari cromatismi molto caldi ed emozionalmente più coinvolgenti.
Nell'universo di Carmen Màdaro i fiori sono color pastello piccole ragazze radiose, i giardini lussureggianti e le nature morte non sono più morte. Questa artista italiana che espone attualmente 42 tele nella galleria Ardecò ad Avignone confessa senza timore tutto quello che di bello la ispira, il resto è indifferente come la lascia fredda certa pittura che si dice moderna.
Carmen non è solamente una pittrice ma una militante del figurativo.
Essa va fino ad attingere la sua ispirazione nell'arte e alla maniera dei grandi pittori del passato in particolare al 1800 napoletano.
Senza dubbio bisogna cercare la fonte di questo accademismo all'inizio della sua formazione artistica, che le è stata dispensata negli anni 50 al liceo artistico di Napoli.
Le emozioni pittoriche di Carmen Màdaro
Lo spazio espositivo della Sala delle Armi del Castello di Gropparello, gentilmente concesso dai proprietari Rita e Gianfranco Gibelli, ospita in questi giorni una interessante mostra dell'artista Carmen Màdaro, napoletana di nascita ma piacentina di adozione.
Attraverso un itinerario vario la pittrice presenta al pubblico le sue emozioni dal titolo "Dalla Provenza alla Val Vezzeno" , infatti per tutto il mese di gennaio l'autrice è stata ospite presso il Centro Culturale di Carpentras in Francia.
Carmen Màdaro sa cogliere le voci della natura: angoli suggestivi, giardini, fiori, scorci di palazzi antichi, ritratti felici, luci ed ombre in un cromatismo mai acceso, ma colori pastosi, armoniosi che dal reale diventano sogno, attraverso l'immaginario di ricerca specialmente dietro quei cancelli, finemente lavorati, dai quali si intravede quel misterioso fascino dove il passato acquista una straordinaria valenza metafisica.
La produzione artistica di questa pittrice nasce da forte tensione emotiva che riversa nella comunicazione espressiva, come una ragione stessa della vita. Nel suo ampio e variegato mondo Carmen Màdaro ha una dotazione tecnica formale raffinata e filtrata attraverso la sua sperimentazione pittorica.
Ma le sue opere più significative, quelle cronologicamente più recenti, rivelano una certa simbiosi tra fenomeni dello spirito e vitalità fisica dell' impulso creativo.
Ogni sua opera e il racconto di un'esperienza di una natura intesa tra natura e sentimento, il flusso del tempo lo fissa più profondo e lo passa dall'elemento illustrativo a quello evocativo; una mostra in cui si sprigionano amore, vitalità e poesia. Una pittura quella di Carmen Màdaro che dal cuore del silenzio ci dispone all'ascolto interiore e ci conduce alla riscoperta poetica del mondo.
Durante il periodo espositivo delle opere di Carmen Màdaro, nella suggestiva cornice del Castello si sono alternati momenti dedicati alla musica, alla danza e alla poesia, organizzati dalla stessa pittrice.
Se lungo la rotta autostradale che unisce L'Italia alla Francia del sud vi capitasse di incontrare una station wagon carica di quadri con una donna al volante, quasi sicuramente vi sarete imbattuti nella pittrice Carmen Màdaro.
Napoletana di origine , nella città partenopea si è formata artisticamente... e dal 1996 ha intrecciato un rapporto privilegiato con la Provenza.
"E' una questione di luce" spiega la Màdaro. In Francia ella ha portato il suo timbro serenamente proteso a mobilitare angoli e colori del quotidiano (nature morte, paesaggi provenzali, fiori della Scuola di Lione, ritratti e la serie dei cancelli Piacentini).
A Piacenza l'attivissima pittrice sta aprendo un nuovo Spazio espositivo permanente con Atelier in via Scalabrini 132 /B.
Molte delle sue opere di struttura classica potrebbero sembrare accademiche se non ci si discostasse dall' insieme, una poesia e un'armonia indefinibile.
Sembra che ella sappia fissare sulla tela più che la bellezza della natura o di altro, l'anima delle cose, " la sostanza midollare" di cui parlò Rabelais.
Attraverso le sue opere traspare l'amore profondo che ella porta al mondo e alla creazione intera uno sguardo pieno di tenerezza di generosità ed emozione.
Non ci si stupisce allora che si sia a poco a poco sedotti e inteneriti davanti a queste immagini tranquille dei giardini segreti di Piacenza di cui la pittrice non tradisce mai il mistero o davanti ai suoi ritratti di fanciulli colti nel loro innocente candore.
La precisione del tratto la qualità della composizione e la magia dei colori rivelano la magistrale padronanza della tecnica pittorica che caratterizza la produzione di Carmen Màdaro fino alle sue straordinarie copie dei maestri.
Dal 13 dicembre 97, una mostra permanente di pittura presentata al vernissage da due insigni personalità, il professor Galli e l'ingegner Farnese, si è aperta nella nostra città. Carmen Màdaro, napoletana di origine ma ormai piacentina d'adozione da 17 anni, espone le sue opere in via Scalabrini 132 /b e lavora nell'atelier posto sul retro, dietro un arabesca tenda double face. L'estro irrequieto, fervido, non si è mai adagiato in uno stanco repertorio convenzionale, non si è mai fermato in un luogo. Carmen Màdaro richiama ancora attenzione, interesse; affollatissima la prima della sua mostra in via Scalabrini. Gente del mondo della cultura, dell'arte, gente comune, le autorità, il sindaco, i parlamentari tutti hanno goduto del momento felice di Carmen Màdaro. Raggiante e solare con il suo abbigliamento giallo a contrastare occhi nerissimi, i suoi quadri hanno un così elevato livello di poesia che mal sopportano convenzioni e analisi. Qualcuno però non ha retto all'emozione ed ha parlato alla folta schiera di estimatori ed ha detto cose straordinarie sulla tecnica, sui colori, sui temi, su certi fiori affettuosamente rievocati e proposti sulla tela o certi cancelli, figure sospese tra realtà e favola, scorci di questa città. La fastosa evidenza non lascia spazio alla cronaca. La galleria è esemplare di un carattere di uno stile, la mostra per qualità e quantità è da non perdere. L'appuntamento con l'artista non può essere rimandato, ma il tempo è sempre quello giusto, quello buono, perché la mostra resterà sempre nel cuore della città, nel cuore della storia dell'arte.
Nell'atelier Carmen Màdaro napoletana di origine ma trapiantata in Emilia Romagna da diverso tempo racconta attraverso i tuoi quadri, una Piacenza perennemente nascosta dietro i cancelli.
Nel lavoro di Carmen Màdaro colpisce la passionalità stilistica che nonostante i, certo non brevi, tempi di esecuzione, le tele riescono a mantenere.
Una pennellata vigorosa che va a braccetto con l'intensità del colore e la solidità dell'assetto cromatico e compositivo.
Verdi luminosi senza incertezze che si lasciano addomesticare dal pacato e ombroso attendere degli elementi architettonici giocati di solito sui toni dell'ocra.
Azzurri intensi e all'occorrenza rossi decisi completano il quadro.
Questo quanto ai visitatori dell'atelier (che la pittrice napoletana ha aperto da pochi mesi) potranno vedere.
Senza aspettarsi soluzioni innovative, ma apprezzando il gusto artigianale di una pittura persa nel tempo.
Nelle sale espositive del luminoso Atelier, sono documentate alcune fasi tematiche della versatile vena pittorica legata fondamentalmente ad una cifra di partenza “figurativa”. Il tema dei Fiori campeggia, sia che si tratti di alberi luminescenti e sfolgoranti di mimose, di vellutate rose, di dalie in pieno sboccio, di gerbere multicolori, di solatii papaveri costeggianti vedute campestri.
Spesso la florealità ritorna a chiosa di più ampie vedute paesaggistiche: nell'atelier sono visibili anche alcune tele della fortunatissima serie dei “cancelli”, che guardano pudicamente sull'interno di palazzi nobiliari piacentini, silenti custodi di antiche memorie.
Le vedute della provincia piacentina, come Cortemaggiore, gli scorci lacustri, gli angoli di giardini, le vedute di ville e monumenti antichi autoctoni, si connubiano con altre tele che testimoniano le impressioni pittoriche di recenti viaggi compiuti dalla pittrice in Spagna ed in Francia in particolare nella Provenza. Trattasi di una sorta di pittura "odeporica" che trae l'ispirazione da paesaggi reali “dal vero”. Trasognanti, quasi furtivamente captati tra le grinze dell'etere sono gli scorci architettonici di abitazioni, castelli e monumenti provenzali dove, ancora una volta, la citazione floreale apporta un tocco di giocosità e vividezza alla composizione.
In altre tele il tema dei “funghi”, quello carnascialesco delle maschere veneziane e degli scorci lagunari (atti a celebrare i grandi della Serenissima Tiepolo, Guardi, ecc.) ed i ritratti, per lo più richiesti da committenti privati, sullo sfondo delle domestiche e quotidiane occupazioni.
I colori dei canestri con frutta e delle fantasie di vegetali sublimano una natura scoppiettante briosa che assieme i pregevoli bouquet floreali adagiati su tessuti dalle raggrumate plissettature, costituiscono uno dei risvolti artistici più efficaci di una pittrice che ha saputo farsi onore anche all'estero.
L'arcano mistero della creazione artistica, riesce a dare un volto al magma emozionale della coscienza che, in un magico gioco di luci ed ombre, appare e scompare nei mille rivoli delle cromie per imprimere sulla tela minuscoli frammenti di eternità. Emozioni, sensazioni, ricordi, estrapolati dalla contingenza reale, diventano policromi tasselli di un grande mosaico, disegnano, nel fluire del tempo, un grande affresco artistico esistenziale come documentano le suggestive tele di Carmen Màdaro. Un perenne slancio creativo che muove i primi passi con le opere giovanili, lascia confluire il passato nel presente, inarrestabile avanza come un fiume in piena alla perenne ricerca di nuove scelte tematiche ed orizzonti cognitivi. L'elemento paesaggistico e l'iconografia floreale hanno un ruolo prioritario in questo percorso artistico, immagini speculari di una intrinseca comunione affettiva fra l'uomo e la natura. A volte il colore e la magnificenza delle fioriture invadono la tela con ricchezza di particolari ed incredibili varietà cromatiche. Più spesso sembrano voler disegnare seducenti scenografie naturali, che interloquiscono con le umane sensazioni e l'alternarsi delle stagioni dal volto umano.
In tale contesto rappresentativo la plasticità delle immagini, costruita con accurata professionalità, cela misteriosi messaggi da riscoprire oltre l'apparenza delle cose, come avverte istintivamente l'osservatore il cui sguardo rimane stregato dai "Cancelli Piacentini", documenti storici di architetture urbane a misura d'uomo. Misteriosa creatura dai mille volti, in ogni essere umano è possibile individuare l'innocenza dell'infanzia, la spensieratezza della giovinezza, la maturità degli anni che lasciano segni indelebili nell'anima e sul corpo, come riesce a documentare tutta la ritrattistica di una straordinaria pittrice la cui instancabile pennellata acquisisce sempre nuovo vigore per scrutare il mondo con animo incantato.
In quest'ultimo periodo Carmen Màdaro ha intensificato il suo impegno artistico. Quasi avesse avvertito una raggiunta pienezza espressiva, ha ripreso con maggior assiduità alcuni difficili temi della pittura.
Eccola, allora, impegnata in ritratti a tutto campo. Su queste tele le pennellate corrono morbide e nello stesso tempo sapientemente decise.
L'immagine rappresentata si fa così viva e guardando un viso, un atteggiamento, una posa, s'intuisce la professionalità d'un carattere. La Màdaro, col ritratto, presenta complesse annotazioni psicologiche, diverse quanto lo sono i molteplici soggetti che le posano innanzi.
Abile ritrattista, dunque, come del resto conferma, proprio in questi giorni, la presenza di una sua opera alla Pinacoteca dei Collegio Alberoni. Si tratta, nientemeno, che di una felice riproduzione dell'"Ecce Homo" di Antonello da Messina. Per il momento essa sostituisce l'opera assente. Impegno del ritratto, certo, ma la capacità d'emozionare, di trarre all'incanto, la Màdaro la trasmette ai suoi paesaggi, scorci intimi, che ella sembra saper inquadrare e rendere con la magia d'un colore soffuso e pur distribuito su tutte le tonalità. Ecco allora paesaggi solari di case, campagne, orti, colline, fiumi, ponti, mari, barche... E sempre con la soffusa grazia d'una emozione vibrata e modulata.
Ancora, sotto il suo occhio attento, ecco prender forma nature morte aperte, disponibili ad essere scrutate nei particolari e pure composte in insiemi armoniosi. Ecco i fiori ridenti di forme, colori, freschezza quasi di profumi. E la bella abitudine di ritrarre i giardini dei palazzi, con gli androni, i cancelli, angoli diversi e tuttavia rivelati con sapienza, suggeriti sottovoce, senza scalfire l'emozione dell'inattesa scoperta.
La pittrice sa porsi sempre accanto ai maestri di cui, con abilità riproduce i capolavori. Riproduce? Macché! Ricrea....
La tensione all'armonia della pittrice rappresenta un dato costante. Qui si rivela il talento dell'artista, sempre impegnata a perfezionarsi lasciandosi nello stesso tempo, impressionare da quanto di bello la circonda.
Carmen Màdaro nella infinita gamma di stili e tecniche che oggi pullulano in tutto il mondo delle arti riesce a rimanere fedele alla grande tradizione verista italiana.
La sua pittura basata sul colore e sulla composizione equilibrata e sempre figurativa, rispecchia una profonda personalità che è il grande amore per la vita e la natura.
Nelle opere presentate alla Galleria del Centro arte di Bologna, tutto questo viene evidenziato nelle tele tonali e descrittive come il “Cancello di via Scalabrini” dove il paesaggio di fondo assume un interessante ruolo paesaggistico nella sua classica prospettiva.
Trasparenza e colori in un’atmosfera univoca, sintetizzano la pittura di quest’autrice brillante e instancabile. Già presente in mostre d’avanguardia dove la critica competente le regala emozioni e consensi perché la sua è una pittura del sorriso, una pittura che sembra la solenne luminosità della vita.
La pittura romantica di Carmen Màdaro
Da oltre mezzo secolo Carmen Màdaro dipinge, di tutto e con encomiabile passione, dai ritratti ai paesaggi alle Nature morte.
L'antologica fino al 16 ottobre ospitata presso UPA Federimpresa dimostra l'infaticabile attività di questa artista, la coerenza raggiunta, il buon metodo acquisito.
Qualcuno potrebbe etichettarla come pittura o pittrice "di genere" ma ricordiamo che, nell'esasperato sperimentalismo contemporaneo, proporre una pittura chiara, leggibile, attratti romantica come quella di Màdaro, arricchisce il panorama artistico non solo Piacentino.
Soprattutto costituisce una valida alternativa all'attuale anarchia linguistica, rafforza il legame con la gloriosa tradizione italiana, ribadisce la continuità nel suo caso con la scuola partenopea dove si è formata. Nulla da dire sui ritratti: al di là della somiglianza, possiedono e trasmettono una grande luminosità, una luce interiore che vivifica il personaggio, quasi lo trasfigura.
Bellissimi Fiori e Nature Morte, sempre trattati con grande sensibilità memore della lezione dei fioranti romani e napoletani soprattutto del 700.
Nei paesaggi emerge uno spirito impressionista, si intuisce la nostalgia per quell'approccio "en plein air" che tanto infiammò i pittori accademici italiani tra fine 800 e primi del 900.
Suggestivi anche cortili di antiche dimore piacentine, scorci di paesi della nostra provincia ma una citazione particolare merita il polittico " I cinque sensi ": Un inno alla vita tanto vicino alla pittura rinascimentale quanto denso di manieristiche citazioni e di invidiabile Aura Mitologica. "L 'artista deve amare la vita e mostrarci che è bella. Senza di lui non ne saremo tanto sicuri" scrisse Anatole France né "Il giardino di Epicuro". Non dimentichiamo che Màdaro è anche brillante animatrice culturale avendo fondato l'associazione "I colori del Mediterraneo" che raccoglie pittori ma anche appassionati d'arte. Grande varietà di soggetti in questa personale dunque, dipinti ad olio di ottima fattura, colori ben amalgamati e stile elegante.
Carmen approdò a casa mia nell'autunno del ‘51. Una ragazzina moretta, apparentemente scontrosa, invero timida, silenziosa, ma soprattutto, come ebbe presto modo di dimostrare, volenterosa e tenace... Acquisita la tecnica di base Carmen, non più ragazzina, ma ragazza in fiore pur sempre riservata e silenziosa, aveva progressivamente preso confidenza con tele e colori, finalmente libera di esprimersi compiutamente. Ho potuto apprezzare le evoluzioni artistiche di Carmen dalle opere giovanili, ancora influenzate dall’ impronta di mio padre Paolo (specie nei ritratti e nelle Nature morte), fino all'esplosione della sua personalità, del suo esuberante eclettismo anche se resta l’impronta di quelle radici che non è difficile ravvisare se si osserva il dipinto del suo maestro esposto in questa mostra insieme ai suoi.
Nella pittura di Carmen si ammira quella esplosiva vitalità che emerge da certi suoi ritratti di bimbi, l'opulenza sontuosa delle composizioni floreali e soprattutto il mistero dei cancelli piacentini, bellissimi, che lasciano solo immaginare i giardini retrostanti inesorabilmente preclusi. Con questa mostra antologica Carmen, l'amica ritrovata, ci rappresenta quanto finora espresso dalla sua personalità d'artista, di donna, di madre. Nell’augurarle il miglior successo, tutto il successo che merita, siamo certi che il suo percorso artistico, tutt'ora in divenire, saprà offrirci in proseguo nuove emozioni.
Le mareggiate di Carmen Màdaro alchimia di geografia e natura
Carmen Màdaro da tempo persegue un raffinato ideale pittorico sospeso tra grazia e leggiadria, precisione iconografica ed attento dosaggio cromatico. Nell'ultima sua personale, Mareggiate, fino al 25 ottobre nell'atelier di via Scalabrini 132/b, accanto ai consueti ritratti ed ai romantici paesaggi, troviamo per la prima volta forse nella sua carriera tali soggetti. Il mare in burrasca ha sempre affascinato gli artisti ed ispirato i poeti perché, nella solitudine del lungomare e nel grigiore del cielo, si crea sempre una mistica empatia tra pittore ed ambiente. Il mare mosso è una strana alchimia di geografia e natura ed il pittore, in altalenanti stati d'animo, percepisce la magia dell'attimo, l'incursione nella memoria e nello spazio-tempo.
Se “Mareggiate” rappresenta un importante punto d'arrivo e la scoperta di una nuova dimensione pittorica, la Màdaro non ha trascurato il figurativo tradizionale grazie anche al nuovo, corposo, catalogo che raccoglie oltre mezzo secolo di pittura: nei suoi ritratti emerge nobiltà d'animo, delicatezza di tratti e di sentimenti, cioè una verità interiore, capace di creare un feeling talora irresistibile con l'osservatore. Nondimeno interessanti le nature morte, spaccato di storia del genere, doveroso tributo ed aggiornamento di illustri tradizioni. Pure i paesaggi dimostrano lirismo e poesia, possiedono solarità tipicamente mediterranea, respiro epico e naturalistico.
"Mareggiate" si intitola la mostra personale di Carmen Màdaro, inaugurata nello studio-laboratorio dell'artista in via Scalabrini. Uno spazio espositivo rilevante in quanto sede dell'associazione di promozione sociale "I colori del Mediterraneo", che si propone si sviluppare tematiche artistiche svolte a promuovere il senso della Pittura Figurativa Mediterranea.
La personale di Carmen Màdaro, dedicata a soggetti raffiguranti “Mareggiate”, segue l'intento di questa Associazione. In questi dipinti c'è tutta la dolcezza del modo di proporsi della Màdaro come persona e come artista, in quanto è una pittura decisamente romantica che crea uno spazio intimo e riflessivo in grado di trasmettere un'energia perturbante e misteriosa.
Tele che diventano scenario dove imprimere sensazioni ed emozioni scatenate da un ricordo o da frammenti di un vissuto coinvolgente. Paesaggi marini che si avvalgono delle anfrattuosità della natura e che si compongono di sostanza cromatica fortemente emotiva; paesaggi rivissuti dall'artista come esternazione filtrata dal proprio sentimento soggettivo dove luce, forma e colore si accordano e creano un'atmosfera surreale ("Mare con gabbiano", "Mare al tramonto"; "Onde sugli scogli").
Un linguaggio dai timbri poetici che si modella intorno alla semplicità di una stesura pittorica, che appare composta di forme luminose e di colori fortemente emotivi.
Oltre ai quadri della mostra sono in esposizione altri interessanti lavori che rappresentano vari soggetti come nature morte, fiori, ritratti o copie d'autore. Le nature morte, assieme ai fiori, sono un vero trionfo di colori che esalta l'accurato naturalismo, qualità esecutiva e l'impatto decorativo che non manca di stupire l'osservatore attento ed interessato. I ritratti sono figure che trasmettono la forza dell'anima con intensità di un gesto pittorico che suggerisce in chi guarda una sensazione di familiarità.
Originali insoliti i quadri che raffigurano cancelli piacentini in quanto sembrano presentarsi come un raffinato omaggio alla città di Piacenza, ricca di bellissimi palazzi storici e nobiliari, che nascondono spazi sommersi dai colori della natura che incantano ed invitano alla quiete. Il mondo di Carmen Màdaro è caratterizzato da una poesia interiore che nascendo da intensi e diversi stati d'animo si fa colore e sostanza.
[…] La suggestiva bellezza delle immagini di Carmen Màdaro rimanda ad un classicismo pittorico e ad una concezione romantica dell'esistenza di cui avvertiamo sempre più l'imprescindibile necessità.
La pittrice ama ritrarre gli angoli incantevoli di natura: giardini fioriti, antichi palazzi adorni di bellezza che esprimono simbolicamente una capacità di lettura poetica del reale, con un messaggio che ci dona un concetto di vita serena. È una pittura impeccabile armoniosa ricca di accordi cromatici ottenuti con il misurato equilibrio di vaste gamme disposte in trame disegnate perfettamente, scandite con studiate variazioni di luci ed ombre.
Nelle sale dell'Associazione "Amici dell'arte" in data 24 settembre 2011 viene inaugurata "60 opere per celebrare 60 anni di attività pittorica", personale di Carmen Màdaro, pittrice brillante e di vasta esperienza.
Fino al 29 settembre troveremo alcune tra le composizioni più significative della Màdaro: ritratti e nature morte ma anche paesaggi e scorci cittadini, emergendo, in ognuna, eleganza stilistica e raffinatezze cromatiche, soprattutto risalta un approccio originale ai soggetti, un taglio compositivo sempre interessante e mai banale perché la pittura - come una lirica o un racconto - deve risvegliare qualcosa nel nostro interno.
Da un lato nella Màdaro emergono lo spirito della grande tradizione italiana e l'eredità macchiaiola evidenti nella sensibilità verso il colore, ma anche il luminismo e gli squarci - esteriori soprattutto ed anche interiori - degli impressionisti, nonché il più meditato realismo degli anni 50.
La Màdaro ha sempre alternato con straordinaria versatilità i vari soggetti, resi sempre con identica intensità visiva e psicologica. In fondo a tutta la vasta produzione, ma anche all'attività didattica svolta dalla Màdaro nel suo Atelier, emerge la volontà non tanto di emancipare il genere, sempre coltivato con infinita passione, ma piuttosto di nobilitarlo il più possibile.
La consueta visione illustrativa viene spesso sorpassata alla ricerca di significati meno superficiali e più evidenti nel cercare di trasmettere messaggi emotivi attraverso la selezione e la solidità dei colori, ma anche a curare esecuzione tecnica, linea, proporzioni e disegno sfiorando la decoratività dell'Art Nouveau.
E’ confermato, dopo una lunga attesa ecco arrivare la grande soddisfazione per Carmen Màdaro Piacentina di adozione ma Napoletana di origine, la sua partecipazione alla vetrina internazionale più ambita per i professionisti dell’arte figurativa, ovvero il GALA DE L'ART . Carmen Màdaro nasce a Napoli nel 1939, vive e lavora a Piacenza da tanti anni e nel suo studio di via Scalabrini esegue anche corsi di pittura, le sue opere si collocano in un’area di chiara leggibilità in cui l’immagine mantiene una propria ricchezza e capacità di ispirazione e di proposta per l’animo e la sensibilità dell’artista che la sta esprimendo. Le tematiche ricorrenti in questo discorso pittorico sono quelle del paesaggio, dei fiori, delle nature morte con frutta, funghi, conchiglie, del ritratto di giovani donne.
Nel paesaggio si avvertono due distinti comportamenti, uno di un luminoso impressionismo moderno dedicato a vedute di località della montagna piacentina, l’altro più suggestivamente raccolto in un cromatismo raffinato e silenzioso quando l’autrice si incanta in quegli ingressi dei palazzi patrizi dell’antica Piacenza. Le opere in concorso saranno valutate da una commissione presieduta da S.E Antonio Morabito (Ambasciatore d’Italia nel Principato di Monaco) e da rinomati esperti d’arte e del settore quali: Prof.sa Emanuela Catalano, Prof. Vladimir Cicognani, Dott. Andrea Bellusci, Dott. Carlo Misuraca, Dir. Stefano Iori che dovranno aggiudicare il 31 maggio alle ore 16.00 i premi e riconoscimenti "Gala de l’Art 2013" ai migliori artisti contemporanei ITALIANI.